Il "falso culinario" non prospera soltanto all'estero ma guadagna spazio anche nelle cucine dei ristoranti italiani. Si sa che il Parmesao brasiliano, il Regianito argentino, il Parma Ham e il Daniele Prosciutto americani, l'Asiago del Wisconsin, la Mozzarella di Dallas e il Danish Grana danese hanno c
onquistato i mercati tanto da valere, i "falsi", 50 miliardi di euro rispetto ai 20 miliardi dell'export agroalimentare autenticamente italiano. Ma adesso si scopre che il "falso" tocca pure le ricette tipiche del nostro patrimonio gastronomico.
Una ricerca promossa dall'Accademia Italiana della Cucina in collaborazione con il Comando carabinieri della salute (i Nas) rivela che su 530 segnalazioni di veri e propri "falsi culinari" - piatti che hanno un nome preciso ma sono preparati secondo ingredienti e procedimenti non canonici - ben 360, oltre il 70%, sono realizzati in Italia. Le ricette canoniche, invece, sono le 2000 catalogate nel ricettario nazionale dell'Accademia Italiana della Cucina.
È vero che il filtro degli accademici è piuttosto severo, tanto da bollare come eterodossa parte delle esperienze della "nuova cucina italiana", quella degli Alajmo, dei Bottura, degli Scabin o dello stesso Vissani. Ma è indispensabile ricordare che, per esempio, la carbonara e l'amatriciana richiedono il guanciale e non la pancetta (peggio se affumicata), né il prosciutto o la salsiccia, che il pesto non è pesto senza pinoli, che le lasagne alla bolognese escludono le sottilette, la mozzarella e la panna, che la cotoletta alla milanese non si deve fare con la carne di maiale né con quella di tacchino e si cuoce nel burro, che un vero risotto non si potrà mai confezionare con un riso cinese e nemmeno con un riso parboiled e non prevede la presenza della panna.
E invece nel volumetto "Il falso in tavola. Una mistificazione da conoscere e contrastare", tutte queste deviazioni sono documentate. "Non vogliamo suscitare allarmismo e un piatto frutto di una ricetta falsificata non è pericoloso per la salute ma può esserlo per quella della gastronomia nazionale", sostiene Giovanni Ballarini, presidente dell'Accademia Italiana della Cucina. Certo, applicata alla lettera, la "lezione" dell'Accademia sarebbe vissuta come una camicia di forza dagli eccellenti cuochi innovatori, dai cultori della "fusion" intelligente. In realtà è un richiamo, che fa bene a tutti, alla verità e all'identità dei piatti regionali. Aggiunge Ballarini: "Definito il "modello" di un piatto attraverso i prodotti e i procedimenti, di questo piatto sono lecite diverse interpretazioni, secondo la fantasia e la sensibilità di chi lo realizza. Ma sui fondamentali non ci possono essere equivoci e inganni"

Una ricerca promossa dall'Accademia Italiana della Cucina in collaborazione con il Comando carabinieri della salute (i Nas) rivela che su 530 segnalazioni di veri e propri "falsi culinari" - piatti che hanno un nome preciso ma sono preparati secondo ingredienti e procedimenti non canonici - ben 360, oltre il 70%, sono realizzati in Italia. Le ricette canoniche, invece, sono le 2000 catalogate nel ricettario nazionale dell'Accademia Italiana della Cucina.
È vero che il filtro degli accademici è piuttosto severo, tanto da bollare come eterodossa parte delle esperienze della "nuova cucina italiana", quella degli Alajmo, dei Bottura, degli Scabin o dello stesso Vissani. Ma è indispensabile ricordare che, per esempio, la carbonara e l'amatriciana richiedono il guanciale e non la pancetta (peggio se affumicata), né il prosciutto o la salsiccia, che il pesto non è pesto senza pinoli, che le lasagne alla bolognese escludono le sottilette, la mozzarella e la panna, che la cotoletta alla milanese non si deve fare con la carne di maiale né con quella di tacchino e si cuoce nel burro, che un vero risotto non si potrà mai confezionare con un riso cinese e nemmeno con un riso parboiled e non prevede la presenza della panna.
E invece nel volumetto "Il falso in tavola. Una mistificazione da conoscere e contrastare", tutte queste deviazioni sono documentate. "Non vogliamo suscitare allarmismo e un piatto frutto di una ricetta falsificata non è pericoloso per la salute ma può esserlo per quella della gastronomia nazionale", sostiene Giovanni Ballarini, presidente dell'Accademia Italiana della Cucina. Certo, applicata alla lettera, la "lezione" dell'Accademia sarebbe vissuta come una camicia di forza dagli eccellenti cuochi innovatori, dai cultori della "fusion" intelligente. In realtà è un richiamo, che fa bene a tutti, alla verità e all'identità dei piatti regionali. Aggiunge Ballarini: "Definito il "modello" di un piatto attraverso i prodotti e i procedimenti, di questo piatto sono lecite diverse interpretazioni, secondo la fantasia e la sensibilità di chi lo realizza. Ma sui fondamentali non ci possono essere equivoci e inganni"
L'avete letta tutta quanta? Bene, adesso vorrei che la commentaste soffermandovi su vari aspetti:
1. Siete dei puristi (o delle puriste) della cucina?
2. Vi piace provare piatti nuovi o inventare nuove ricette?
3. Avete mai mangiato un piatto che vi ha deluso?
4. Adesso che avete risposto a queste domande voglio che cerchiate tra le notizie dei quotidiani italiani e scegliate quella che vi sembra più originale o più curiosa e che la presentiate al resto della classe motivando la vostra scelta. Ricordate di usare i connettivi testuali per elencare le vostre opinioni. Mandatemi la notizia per email e la pubblichiamo insieme al vostro commento in un nuovo post.
1. Siete dei puristi (o delle puriste) della cucina?
2. Vi piace provare piatti nuovi o inventare nuove ricette?
3. Avete mai mangiato un piatto che vi ha deluso?
4. Adesso che avete risposto a queste domande voglio che cerchiate tra le notizie dei quotidiani italiani e scegliate quella che vi sembra più originale o più curiosa e che la presentiate al resto della classe motivando la vostra scelta. Ricordate di usare i connettivi testuali per elencare le vostre opinioni. Mandatemi la notizia per email e la pubblichiamo insieme al vostro commento in un nuovo post.
14 commenti:
Io non sono una brava cuoca, anzi, non mi piace nulla cucinare. Cinque anni fa ho fatto un corso di cucina, però siccome poi non practicavo mais, ho deciso fare qualcosa più utile, ed è cosi che ho deciso imparare l´italiano.
Adesso mi piace assagiare, però prima ero un po pesante e soltanto mangiavo sempre gli stessi cibi. Malgrado non sapesse se era buono o non, io dicevo sempre che non mi piaceva, mangiavo con gli occhi.
A volte ho mangiato cose che mi hanno deluso, ad essempio, ricordo un giorno a casa de la mia amica colombiana che aveva preparato "arepas" e secondo lei erano buonissime. Dopo mangiarle mi sono ammalata è non le ho assagiato di più.
A me sembra bene che si posa innovare; ogni cultura deve andare in avanti e l'ìnfluenza d'altre culture e gente che abbitano fra noi è diventata un`fatto reale, non possiamo pretendere vivere isolati.
Per quanto riguarda il fatto che i propi italiani stiano utilizzando prodotti e ingredieneti dal estero in vece di prodotti italiani, penso che abbia rapporto con i prezzi
; sicuramente se i prodotti vengono d'un paese dove la mano d'opera no è tanto costosa, saranno più economici.
Penso che anche per i cuochi, la possibilità di potere esperimentare sia stimolante,ci saranno chi vorranno fare come sempre e quelli a chi farà piacere innovare.
A me personalmente piace veramente probare nuove ricette e sapori
Ciao!
A me invece mi piace mangiare di tutto e sopratutto potere assagiare diverse piatte di altre culture. Io non ho molta abitudine di cuccinare perché sto a casa della mamma (e la mamma è la mamma!!!)pero qualche volta decido di fare qualche piato interessante e non mi esce tanto male. Adesso non mi viene nessun piatto che mi ha deluso, perché mi piace mangiare tutto!!!
Credo che i piatti tradizionali e quelli innovatori possano convivere. Non mi sembra che sia un sucesso disprezzabile chiamare a un piatto con un nome di un piatto tradizionale, anche se gli manca un ingrediente (non è per questo che la cultura italiana sparisca, ha altre tante ragioni per farlo, cominciando dal cavaliere, chiaro!)
ma con questo non voglio dire che tanti piatti precotti, che non si sa neanche se sono comestibili, possano portare questi nomi tradizionali.
Sul fatto che mi piaccia provare piatti nuovi, direi di sí, mi piace e molto, ma anche vorrei aggiungere che per mangiare ogni giorno preferisco piatti tipici. (Un piatto di fagioli di tolosa o una costoletta con peperoni di gernika ti possono portare in cielo!!)
E all'ultima domanda disgaziattamente devo dire di si, e non soltanto una volta. Ma credo che non ha nessuna relazione il fatto che sia un piatto innovatore o tipico, con essere deluso.
Un bacione a tutti!!
Bene, bene, commenti interessanti e soprattutto vari.
Per concentrarci per ora solamente nell'aspetto grammaticale...
1. A volte dimenticate di aggiungere le preposizioni, per esempio in italiano si dice "per nulla"; "ho deciso di fare qualcosa di più utile".
2. Tema doppie: Assaggiare ed Esempio
3. Attenti alle persone: non sapesse...chi?
4. Periodo ipotetico: Malgrado non sapessi se fosse buono o no
5. Dopo averle mangiate (prima le mangi e poi ti ammali) mi sono ammalata e non le ho assaggiate più.
Penso che la cucina tradizionale si deve conservare, non si deve dimenticare come si fanno i piatti tradizionali di un paese o una regione, ma non è che non si possa cambiare niente, al contrario, penso che è buono per la cultura gastronomica e che si possono complimentare.
Penso che é molto importante conoscere qualche piatto tipico di una cultura per conoscerla bene.
A me piace molto provare dei nuovi piatti, e mi piacerebbe anche farli ma non ho il tempo. Di solito non ho mai voglia di cucinare, ma ogni tanto mi sembra molto divertente tentare di inventare dei nuovi piatti.
Rispondendo all'ultima domanda, adesso non mi ricordo di nessun piatto che mi ha deluso, penso che perchè alla fine a me piace tutto.
Telma.
1.Io direi: "Mi sembra positivo che si possa innovare"
2."Non possiamo pretendere vivere isolati", anche qua, come dicevo a Heidi, manca la preposizione...dove?
3. Propi....Propri
4. Dal estero..... Dall'estero
5. In vece.... è una unica parola
6.Esperimentare....Sperimentare
7. Ci saranno chi...il pronome chi è singolare...io direi "ci saranno quelli che", ,prova a correggere un po' più avanti lo stesso errore
8.Probare....Provare
Fiore!
Bene!
Controlla questa frase e correggila:
"diverse piatte di altre culture" (concordanza).
L'ortografia di qualche parola: "assaggiare" le "g" sono due; "Cucinare" e "Piatto"
Io, personalmente, non mi considero una purista della cucina come non lo sono in realtà in nessuna sfaccettatura della mia vita. Mi piace mangiare cose nuove e anche se non sono molto adatta per la cucina mi piace pure provare ad innovare. Sopratutto, devo riconoscere che quando viaggio adoro andare nei posti sperduti di cucina tipica del posto che sto visitando.
Adesso propio non mi viene in mente un piatto che mi abbia deluso, forse la ragione e che sono affamata e ora mangarei qualsiasi cosa...
Poi, volevo fare un piccola precisazione (altrimenti scoppio): mi piace vedere come si preocupano della sua industria alimentaria e poi in tanti portano dei vesiti d'imitazione.... tanto per fare un esempio...
Oier,
le doppieeee!!
1. Sucesso? O Successo...
2. Chiamare....chiamare qualcosa o qualcuno (oggetto diretto)
3. "non è per questo che la cultura italiana sparisca, ha altre tante ragioni per farlo"..."non è per questo che la cultura italiana sparirà"
Altre doppie? O non doppie?
Oskia,
bene, io metterei "Penso che la cucina tradizionale SI DEBBA (congiuntivo)" e anche verso la fine "penso che SIA".
I verbi come credere, pensare, ritenere e simili reggono il congiuntivo che è il modo della soggettività, al contrario dell'indicativo che è quello dell'oggettività.
Zeligadict,
due piccole correzioni:
1. Propio.......in italiano doppia r PROPRIO
2. Sopratutto......sarebbe meglio SOPRATTUTTO
Ah no, tre cose.
Leggi questa frase che hai scritto:
"mi piace vedere come si preocupano della sua industria alimentaria"
Tre considerazioni:
1. Preoccupano (due "c")
2. L'aggettivo possessivo deve concordarsi con il possessore: verbo al plurale possessivo al plurale.....si preoccupano della LORO industria alimentare (Berlusconi si preoccupa della SUA situazione)
3. ALIMENTARE e non alimentaria
http://www.unita.it/news/82513/malavita_dazzardo
Dopo Natale il consumo è andato in calo in ogni settore della economia, tranne nei giocchi d'azzardo e nelle scomesse.
La crescita dei giochi online, solitari e domistici per altro, ha accentuato la crisi dei Casinò, per risolvere questo problema, la proposta è stata di aprire tanti Casinò quenti Sono gli Hotel Extralusso e persino il presidente del Senato ha trovato l'idea uno stimolo per l'economia, specialmente nel Sud.
l'Italia è probabilmente uno dei pochi Stati in cui il governo non previene i cittadini contro i giochi e Caserta e Napoli sono in testa nella la percentuale investita in giochi e scommesse.
http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/argomenti/numero/20090308/pagina/12/pezzo/244173/
Ciao a tutti,
ho letto questo commento sull´internet e credo che sia interesante, anzì direi che sia assolutamente neccessario (quasi tutte siamo femine e ne sono sicura che gli uomini sarete d´accordo). Ritengo che oggi la religione non sia così importante come prima, però condivido l' opininone del' autore quando dice che la posizione della donna nella religione riflette quella della società in cui vive.
Prima di tutto bisogna riflettere come è il nostro modo di vita e come accettiamo diventare apparati per lavorare . Se non siamo brave per commandare neanche siamo brave per lavorare. Siamo nel secolo XXI ed è l' ora di rimanere zitte è pasatta. Magari è arrivato il momento di dire basta. Vi propongo di farlo. Cosa ne pensate?
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